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La casa Millenaria di Pescarzo di Capo di Ponte

costruzione della seconda metà dell’età del ferro
. - Capo di Ponte
Negli anni 1995-96, a Pescarzo,  uno scavo archeologico portò alla luce i resti di una casa seminterrata di tipo alpino con elementi strutturali in legno e pietra. Gli esperti della Sovrintendenza della Lombardia hanno stimato che questa costruzione, della seconda metà dell’età del ferro, fu abitata tra il II e I secolo a.C. 
Era stata distrutta da un violento incendio che provocò il crollo repentino del tetto, del fienile e delle pareti, le cui macerie seppellirono sotto uno spesso strato di lastre e di legno bruciato tutto ciò che si trovava all’interno della casa, incluse le persone. La casa, a pianta rettangolare presentava una superficie di circa 23 mq., seminterrata, con una scala d’ accesso di otto gradini in grosse lastre di pietre silite. Grazie alla conservazioni, degli interni, dovuta al crollo, fu possibile rivenire gli oggetti domestici d’uso quotidiano, gli ornamenti personali, attrezzi da lavoro, i semplici arredi, i resti della porta, la soglia, i residuati delle travi e dei pali di sostegno. Gli scheletri carbonizzati ritrovati appartenevano a tre individui, un adulto, un bambino ed un infante, rispettivamente dell’età di 25-35 anni, 10-11 anni e 6 mesi. Si sono trovati pure dei resti di animali riconducibili a ovicaprini, un suino e un cucciolo di cane. Lo spazio interno era suddiviso in diversi ambienti: un locale con funzione di soggiorno o camera da letto, piccoli vani destinati alla tessitura, una dispensa e un deposito degli attrezzi. Una fossa circolare fungeva probabilmente da braciere o focolare.
Le pietre dalla base proteggevano l’ edificio probabilmente dall’umidità del terreno. Nel vano-dispensa, che doveva essere provvisto di scaffali in legno sono stati recuperati un paiolo in bronzo, dei boccali, bicchieri, tazze, scodelle, una teglia e una situla (secchiello) in terracotta. Gli ornamenti personali erano costituiti da fibule (spille), armille (bracciali) e pendagli. Gli attrezzi da lavoro annoveravano due asce, coltelli in ferro, una cote in pietra, un attizzatoio, rocchetti di pietra, un ago in osso e numerosi pesi costituiti da ciottoli forati. Il dato interessante e costituito dai materiali costruttivi della casa, che riconfermano la tesi del Brusadin, secondo la quale le abitazioni preistoriche di terraferma dei camuni erano delle specie di baite di legno con un basamento in pietra che solitamente serviva per risolvere il problema di dislivello del terreno montano, dovuta alla pendenza.