Copertina I Passi del Giro d'Italia in ValleCamonica

I passi storici del giro d’Italia

Le Alpi, le montagne attorno a Bormio e Livigno, sono famose in tutto il mondo per le mitiche salite d'Italia, che sono da sempre teatri di scontri ciclistici tra i professionisti del Giro d'Italia.
Il passo dello Stelvio, con i suoi interminabili tornanti,il passo Gavia con spettacolari panorami e il passo del Mortirolo con le sue pendenze proibitive, sono le salite ciclistiche più ambite al mondo.

Lo Stelvio

Nel 1953 fa il suo ingresso nella corsa rosa la vetta regina,il passo dello Stelvio, che con i suoi 2758 m di altezza è cima Coppi in tutte le edizioni in cui è presente nella corsa. Proprio in questa occasione il campionissimo fu protagonista di una delle sue ultime imprese, che gli permise di ottenere il suo quinto e ultimo giro d’Italia. Anche in questo caso la vittoria del giro sembrava ormai destinata all’avversario, lo svizzero Hugo Koblet, che aveva resistito a tutti gli attacchi del corridore Italiano nelle tappe precedenti. Restava a disposizione soltanto la penultima frazione di soli 125 km, ma il vigore dell’attacco di Coppi sulle inedite rampe dello Stelvio costrinse Koblet alla crisi. Lo Svizzero per tentare di recuperare cadde per due volte in discesa lasciando la vittoria a Coppi e abbandonando definitivamente la maglia del primato.
Nel 1975 lo Stelvio è stato anche inedito punto di arrivo finale del Giro, e ha fatto da scenario ad un avvincente testa a testa tra il leader della corsa Fausto Bertoglio e lo spagnolo Francisco Galdós che lo seguiva in classifica a soli 40 secondi. Galdós riuscì a precedere l’avversario all’arrivo ma non abbastanza da strappargli la maglia rosa. Situato nelle Alpi Retiche, lo Stelvio congiunge la Lombardia e il Trentino, toccando anche la Svizzera, nella zona del gruppo Ortles-Cevedale. Si tratta di una lunga salita Alpina che raggiunge una notevole altitudine e che copre un grande dislivello. Le pendenze sono di media difficoltà su tutti e tre i versanti. Il Giro ha affrontato un maggior numero di volte il versante Altoatesino, a partire da Prato allo Stelvio, che è anche il più difficile. Qui la salita, che nel tratto centrale presenta 48 tornanti, è lunga 26 km, con una pendenza media del 7,7% e una pendenza massima dell’ dell’11%, per un dislivello complessivo che supera i 1800 m. Più corta e con pendenze leggermente inferiori la salita sul versante Lombardo anch’essa scelta ripetutamente dagli organizzatori. Solo nel 2017 invece la corsa rosa è passata dal versante svizzero, con la vittoria dello spagnolo Mikel Landa.

Il Gavia

Il passo Gavia, che collega la val Camonica e la Valtellina, è uno dei grandi passi su cui è stata costruita la storia recente del giro. Coi suoi 2618 m di altezza è uno dei valichi alpini più alti d’Europa. La lunghezza, le pendenze medio alte e l’importante dislivello ne fanno un tracciato molto spettacolare fin dalla sua prima apparizione nel Giro d’italia nel 1960. Il versante Bresciano presenta una salita più difficile rispetto a quello Valtellinese. Partendo da Ponte di Legno si sale per circa 18 km, la pendenza media è del 7,9%, quella massima arriva al 12% per un dislivello di circa 1380 m.
Spesso condizioni atmosferiche proibitive hanno reso impossibile affrontare la salita, altre volte invece l’hanno resa epica ed indimenticabile. È il caso della quattordicesima tappa, Chiesa in Valmalenco-Bormio, del Giro del 1988, quando si tornò sul Gavia per la seconda volta. Una tempesta di neve e temperature rigidissime resero la gara una vera e propria corsa ad eliminazione. L’olandese Van der Velde in fuga, coperto solo dalla propria maglia ciclamino, dovette fermarsi sul tracciato per non rischiare l’assideramento. Lo statunitense Hampsten costruì qui la vittoria finale del Giro riuscendo a tenere la ruota del vincitore di tappa Breukink fino quasi all’arrivo. Il vantaggio accumulato sulla maglia rosa di Franco Chioccioli fu infatti di quasi 5 minuti, ma il corridore americano sfinito dovette essere portato sul podio di peso, praticamente incapace di reggersi in piedi.

Il Mortirolo

Con i suoi 1852 metri di altezza, una pendenza media sopra il 10%, pendenze massime che arrivano al 18% e un dislivello di circa 1.300 m su 12,5 km di lunghezza, quella verso il Mortirolo, dal versante Valtellinese, è considerata da molti la salita più dura d’Europa. Questa stretta strada di montagna, che si inerpica tra le province di Sondrio e di Brescia è stata inserita nel percorso del Giro d’Italia a partire dal 1990.
La corsa vi è poi transitata numerose volte ma l’impresa più celebre resta quella che vide, nel 1994, balzare agli occhi del grande pubblico le doti di scalatore di un Giovane Marco Pantani. Il corridore, che vestiva ancora la divisa bianca e blu della Carrera, avendo già vinto la tappa della giornata precedente si prese definitivamente la scena proprio sul Mortirolo lasciandosi dietro tutti gli avversari tra i quali il campione spagnolo Miguel Indurain. La vittoria finale della tappa non fu sufficiente ad ipotecare il primato sul giro, vinto dal russo Berzin. Questa prima eclatante azione su un palco così prestigioso tuttavia mise in luce il talento del Campione romagnolo che avrebbe infiammato le salite del Giro e del Tour negli anni successivi, riuscendo a portare a termine la prestigiosa accoppiata di trofei nel 1998.
FONTE TESTI: http://www.alka-sport.com
FONTE IMMAGINI: http://www.italybikehotels.it