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TRA ARTE E STORIA in ValleCamonica

L’origine dei camuni

Circa l’origine o provenienza dei Camuni gli storiografi del passato si sono sbizzarriti e la questione risulta ancora aperta.

Nel 1958 il prof. Emanuele Süss avanzò l’ipotesi che i primi abitatori della Valle Camonica fossero i Liguri, “neoliti di razza ligure, discendente da quel ceppo iberico paleolitico che ci ha lasciato bellissime e significative istoriazioni rupestri”. 

Nel 1963 lo studioso Gualtiero Laeng suggerì l’idea di tre distinte correnti migratorie (dal sud, dall’est e dall’ovest) che convergevano sulla Lombardia. La prima proveniva dall’Egeo, la seconda dall’Iberia, la terza dai Balcani. Una volta stanziatisi nella pianura padana persero i loro caratteri originari, si mescolarono e diedero inizio al popolamento delle valli.

Nel 1973 il prof. Paolo Graziosi intravedeva due possibili influssi culturali riflessi nelle incisioni camune: miceneo ed etrusco, allineandosi sulle ipotesi di alcuni scrittori latini. Tuttavia la seconda ipotesi era suffragata da alcune iscrizioni alfabetiche di carattere etrusco rivenute in valle. Una ridda di archeologi si pronunciò sulla problematica chi sostenendo la tesi dei Liguri cacciati dai Paleoveneti, chi dei Reti e degli Euganei cacciati dai veneti, chi degli Etruschi cacciati dai Galli Cenomani.
Il prof. Emmanuel Anati, massimo studioso d’arte rupestre a livello mondiale e massimo conoscitore delle incisioni rupestri camune, fondatore del Centro Camuno di Studi Preistorici, già nel 1972 avanzò l’ipotesi ribadita negli anni 1974 e 1979 di un’origine comune delle varie tribù che crearono arte rupestre in Europa Centrale. Partecipando alla disamina circa l’origine degli antichi camuni, sostenne che i camuni potevano essere tranquillamente una popolazione autoctona, una delle radici della civiltà europea
Questa tesi di tutto rispetto è stata, a mio avviso, surclassata da quella del prof. Francesco Fedele, autore di numerose campagne archeologiche in Val Camonica. I ritrovamenti paleolitici brenesi, rappresentano a detta dello studioso, la più antica penetrazione dell’uomo accertata nelle Alpi lombarde.
Attorno all’8000 a.C., squadre di cacciatori, discendenti da questi pionieri, avrebbero dato inizio a battute di caccia stagionali giungendo in Alta Valle lasciando incisioni e resti materiali al passo Gavia e poi sulla collina del castello di Breno. Recentemente l’archeologo A. Priulio ha sostenuto d’aver scoperto resti di insediamenti preistorici nei comuni di Ponte di Legno Temù e Monno. Qualche tempo dopo i gruppi di cacciatori e raccoglitori, relativamente sedentari, del periodo mesolitico, si stabilirono nelle valli alpine, sia mezza costa, sia nel fondo valle, quando la natura lo permetteva e si portavano d’ estate in alta quota per cacciare la selvaggina. I primi abitatori della Val Camonica furono dunque dei gruppi di cacciatori sedentari che risaliti dal bacino del Danubio popolarono gran parte delle vallate alpine, non solo italiche ma anche svizzere, francesi, austriache e slovene.